“Silvia, sai che mi piacerebbe fare il cammino degli dei? In realtà ho una paura incredibile di non farcela. Fisicamente intendo. Camminare chilometri e chilometri in un solo giorno…ma voglio mettermi alla prova, voglio vivere anche questa esperienza”
Dicono che quando esprimi un desiderio che senti profondamente, l’universo ti ascolta. E così ha fatto: non è passato molto da quando Silvia di Destinazione Umana mi ha chiamata eccitata dalla sua idea di creare una proposta di viaggio riservata solamente alle donne, proprio lungo la Via degli Dei. E aveva intenzione di coinvolgermi come accompagnatrice!
Da quella illuminazione è nata “La Via delle Dee – trekking ispirazionale da Bologna a Firenze“: il primo cammino interamente al femminile, creato per incoraggiare le donne a viaggiare da sole, a mettersi in cammino con uno zaino alleggerito dalle paure, una concreta opportunità per ritrovare la propria dimensione femminile condividendo, passo dopo passo, emozioni, sogni, ma anche difficoltà dell’essere donna, con altre compagne di cammino.
Un desiderio che si è fatto molto presto realtà: il 23 Aprile sono partita come “dea narrante” del primo gruppo di donne unite dalla stessa volontà di mettersi alla prova, ma anche di stare con se stesse e lasciare che la magia del camminare facesse poi il suo corso. Il mio ruolo sarebbe stato quello di raccontare il viaggio giorno dopo giorno, sui social di Destinazione Umana.
Da Bologna a Firenze a piedi: cosa mettere nello zaino
In cuor mio sapevo perchè volevo fare questa esperienza di viaggio a piedi: per zittire la mente e stare nel mio corpo. Sembra un’assurdità, ma per una razionale (e controllante!) come me, non lo è per niente. Spesso è come se il mio corpo fosse una periferia lontana, un luogo sconosciuto che non amo frequentare particolarmente.
E invece ultimamente il mio corpo si era messo a strillare un po’, a chiedermi più attenzioni: vuoi con un’infiammazione ai reni, vuoi con un dolore alla spalla.
Nello zaino per il cammino degli dei, ci volevo mettere proprio questo: l’ascolto del mio corpo e di tutto quello che, di me, aveva da dirmi.
Questa consapevolezza mi è stata ancora più evidente dopo la chiacchierata con Alice, Travel Counselor di Destinazione Umana, che mi ha aiutato a fare chiarezza sul periodo di vita che sto vivendo e a focalizzare le domande a cui avrei dato risposta lungo il cammino. Perchè camminare, ormai è noto, chiarisce le idee, allarga il pensiero, ti permette di lasciare alle spalle quello che non ti serve, non ti fa bene.
Così ho preparato uno zaino leggero per il mio primo viaggio a piedi, le cose materiali ridotte all’essenziale. Avevo voglia di riempire lo spazio vuoto solo di energia buona e di una rinnovata consapevolezza di me e delle mie capacità. Memore del mio viaggio nel Sud Est Asiatico dello scorso anno, ho imparato che ciò che mi serve si riduce davvero a poche cose, tanto sono immersa nelle emozioni che sto vivendo.
Bene, il 23 Aprile si parte!
Il cammino degli dei in rosa: si parte!
È il giorno della partenza: il meteo non promette nulla di buono, nemmeno per i prossimi giorni. Ma ormai ci siamo, si balla. Il poncho è intonso, il coprizaino anche. Giusto il tempo di una foto di gruppo in Piazza Maggiore e si parte per la prima tappa di questo cammino degli dei. Ad accompagnarci Gianluca, guida ambientale e unico uomo del gruppo: se questo trekking ispirazionale è stato un’esperienza anche di crescita umana, molto lo devo a lui. Un’anima gentile e delicata, che ci ha guidate rispettando i nostri tempi, i nostri ritmi e i nostri umori. Perchè, ammettiamolo, a volte noi donne siamo in balìa dei nostri ormoni e tutto cambia prospettiva, distraendoci da ciò che stiamo vivendo.
La prima tappa della via degli Dei
I primi chilometri del cammino degli dei se ne vanno via tranquilli, protette dai portici, fresche e riposate come siamo, ci perdiamo in chiacchiere per iniziare a conoscerci.
Fino a che non arriviamo al Santuario di San Luca, non realizzo che ci sarà da camminare sotto la pioggia, un bel po’ di pioggia.
Lasciato San Luca alle spalle, l’acqua diventa un elemento con cui dover fare i conti: per tutta la prima tappa, non ci ha abbandonate un minuto, sfiancandoci letteralmente.
Ecco la prima prova da superare: riuscire a mantenere alta la motivazione – la mia e quella di tutto il gruppo – nonostante il fango che ha reso instabile ogni nostro passo, che ha ingoiato i nostri piedi, le caviglie, che ci ha stremate, inzozzate, fatte cadere.
La prima tappa da Bologna a Sasso Marconi è una vera e propria conquista, un esercizio zen per comprendere subito quali sono le regole del gioco: qui è la natura a comandare e lei ti chiede di restare vigile, presente, consapevole del tuo incedere.
La prima tappa sotto la pioggia incessante e il fango, è un’esperienza che mi riporta subito al corpo: il freddo, la difficoltà di muoversi, la spinta ad usare ogni riserva di energia. Non era in fondo questa la mia speranza? 😉
La seconda tappa del cammino degli dei: si va a Madonna dei Fornelli
Ha piovuto troppo in questi giorni, il Monte Adone non si può salire. C’è il rischio di spezzarsi il collo scendendo, una discesa ripida e ovviamente scivolosa per via del fango.
Il nostro prode Gianluca ci propone una deviazione, che noi accettiamo all’unanimità: il primo tratto della tappa è su asfalto, con qualche passaggio su sentieri facili.
Il pranzo oggi ci va di lusso, niente panino mangiato sotto l’acquazzone: possiamo scegliere tra il bar principale di Monzuno, oppure un prato verde, poco più a fianco. Ovviamente, scegliamo entrambi, siamo donne. 😉
Questa seconda tappa ci grazia abbastanza dalla pioggia, regalandoci pure qualche spiraglio di sole: attraversiamo boschi di castagni, campi coltivati, prati verdi puntellati di orchidee; tutto appare nuovo ai nostri occhi, come se il verde fosse più verde, il cielo più immenso, l’aria più profumata.
La seconda tappa ci porta dritti dritti fino a Madonna dei Fornelli, piccola località turistica nel comune di San Benedetto Val di Sambro: la gioia impagabile di togliersi gli scarponi e bere una birra, te la lascio immaginare.
La terza tappa: passare il confine
I primi chilometri della terza tappa ci illudono: sassolini e un po’ di asfalto che ci fanno pensare che oggi sarà facile. Niente di più falso: il fango ci aspetta poco più in là e sembra volerci ingoiare. Ogni passo è una conquista, ogni metro una specie di fuga dalle tenebre.
Ma sappiamo che ci stiamo per avvicinare ad un punto simbolicamente importante: il confine tra Emilia Romagna e Toscana. Lo attraversiamo ben consce che non c’è nessuna linea tirata, nessun muro a dividere queste due regioni, ma l’emozione di valicare un territorio che porta un altro nome e ci regalerà la meta, è tanta.
La terza tappa fino a Monte di Fo’ è piena di regali: oltre a passare il confine regionale, superiamo anche la metà esatta del cammino degli dei e troviamo finalmente le tracce storiche di questo sentiero. È infatti proprio qui che vediamo l’antico selciato della strada militare romana che arrivava fino a Fiesole, un’importante arteria commerciale percorsa ancora prima dagli etruschi, su cui poi è stato tracciato – di recente – il percorso della Via degli Dei.
Quarta tappa: San Pietro a Sieve ci aspetta
Ammetto: qui i ricordi sono un po’ confusi.
È che durante il cammino si entra in una specie di dimensione parallela, dove non sai più che giorno è, che ore sono, dove sei esattamente. La tua vita “normale” è una specie di ricordo appannato, sei solo nel momento, nel “qui ed ora”, nel piede davanti all’altro che consapevolmente metti.
Non ricordo i paesaggi attraversati, ma ricordo bene il sole caldo che finalmente è ritornato sul cammino e che ci ha accompagnate fino al borgo di San Pietro a Sieve, piccolo centro che custodisce una delle pievi più antiche di tutto il Mugello.
Quinta tappa: là dove esplode la Toscana
La quinta tappa è forse stata la mia preferita: i paesaggi sono tutti quelli della Toscana immaginata, sognata, desiderata. I filari di cipressi, i casolari lontani, i campi puntellati di papaveri e colza color del sole.
Ho i piedi stanchissimi e doloranti oggi, ogni pochi chilometri mi devo fermare e togliere gli scarponi: ma la fatica è ripagata dallo spettacolo attorno, che mi pare davvero di meritare.
Tra l’altro si tratta della tappa più lunga, ben 28 chilometri che a scriverli non sembrano niente…Ma da San Pietro a Sieve a Fiesole è tutto un restare a bocca aperta, cercando scorci, rubando sfumature che, con il sole di oggi, brillano come non ci pare di aver visto mai.
Questa tappa ci regala anche i paesaggi più diversi, passando dalle faggete, ai boschi di ulivi, ai dolci profili dei campi coltivati.
E quando finalmente ti togli gli scarponi e da questa terrazza riguardi indietro tutta la strada percorsa, pensi che ne è valsa la pena e che vivere, vivere davvero, deve assomigliare un po’ a questo.
L’ultima tappa: la gioia dell’arrivo
È il grande giorno, nessuna sta nella pelle: oggi i nostri piedi arriveranno a Firenze e con noi tutte le nostre speranze, aspettative, timori.
L’ultima tappa la faccio quasi di corsa, come qualcuno aveva già predetto sarebbe successo: da Fiesole la cupola del Brunelleschi inizia già a solleticarti lo sguardo e tu vuoi andare a vedere quanto magnifica è, perchè non te lo ricordi più.
Sette chilometri molti dei quali in discesa, tutti su asfalto che si percorrono senza sentirli, spinti da una strana fame quasi di conquista.
E infatti appena varchiamo il cuore storico della città, la sensazione è quella di aver sconfitto draghi ed espugnato castelli, tanto ci sentiamo invincibili e con la certezza che davvero, se lo vuoi, puoi fare tutto.
La Via degli Dei, antico percorso commerciale
In realtà la Via degli Dei di spirituale non ha niente: non pensate a Santiago o alla Francigena, perchè questo percorso non porta ad alcun luogo sacro. Prende il nome da una serie di monti che si incontrano lungo il percorso, tra cui il Monte Adone, Monte Venere o Monte Luario (la dea della Luna) ed è un sentiero di 130 km tracciato di recente dal CAI, che ripercorre il tratto millenario che collegava Bologna a Fiesole (all’epoca più importante di Firenze per i commerci). Gli Etruschi lo percorrevano per sviluppare i loro traffici e favorire il loro dominio sulla Pianura Padana; poi arrivarono i Romani che, avendo fondato nel 189 a.C. la colonia di Bononia, sentirono la necessità di garantire un collegamento con Arezzo e Roma passando dagli Appennini e costruirono, sul tracciato etrusco, una vera e propria strada, la Flaminia Militare.
In seguito all’intuizione di due appassionati, Cesare Agostini e Franco Santi, nel 1979 viene rinvenuto il primo tratto del tracciato di questa antica strada romana: percorrendo la via degli dei si ne possono vedere ancora delle parti di pavimentazione…camminare nella storia aggiunge ancora più intensità al cammino!
Il cammino degli dei al femminile: le emozioni del ritorno
C’ho messo un po’ prima di scrivere questo articolo, vuoi per la mancanza di tempo, ma vuoi anche per lasciar decantare le emozioni che un’esperienza del genere porta con sè.
Certo, non ho scalato l’Everest, non ho fatto una traversata oceanica in solitaria: ho solo camminato 130 km da Bologna a Firenze.
Ma ognuno ha la propria storia e la mia è quella di una donna che ha scelto di vivere lasciandosi stupire, santificando ogni giorno come fosse un regalo straordinario, come un pacco da scartare.
Il cammino degli dei è stato questo: la sorpresa di scoprire le potenzialità del mio corpo, la sua resistenza, la forza e la tenacia; il grande insegnamento di madre natura, la sua energia, la sua perfezione. E poi la delicatezza dell’animo umano che passo dopo passo si mostra, sceglie di illuminare le parti buie e condividerle; la gioia dell’unione nella fatica che ci ha reso tutte uguali, tutte sorelle.
Quest’esperienza di cammino è venuta per insegnarmi di non essere presuntuosa sul futuro, di non precludermi nulla, di avere qualche paura sì, ma di riderci su e andare, andare fino a dove il cuore sceglie di camminare.