Pensieri lenti
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Oziare fa bene, ovvero l’arte di perdere tempo

oziare fa bene

Oziare fa bene: ho deciso di tatuarmelo. Io che probabilmente soffro di iperattività (sicuramente mentale!), devo arrendermi a questa evidenza. I (rari) momenti di ozio che mi sono concessa, sono state delle vere e proprie finestre aperte per far entrare la brezza di primavera.

Riuscire a sostenere un’affermazione del genere mi è costata grande fatica, sempre spinta dalla convinzione che “chi si ferma è perduto”. La mia vita è tendenzialmente un tetris, nella quale gioco ad incastrare i quarti d’ora liberi facendo più cose contemporaneamente. Quello che riesco a fare mentre sono in fila al mercato tu non puoi immaginarlo 😉 . E non sto solo parlando di impegni da portare a termine, ma proprio di una curiosità pruriginosa che mi spinge sempre a voler raccogliere informazioni su tutto: quella mostra, l’evento del weekend, quella poesia letta di sfuggita dal parrucchiere, la luna che entra in Ariete, come cucinare il cavolo rosso, i rimedi naturali contro il raffreddore. Ho la testa piena di file, dentro le cartelle più diverse e se anche sono ferma col corpo sono in un continuo fermento mentale.

Ma così non va bene, rischio l’ammutinamento dei miei stessi neuroni.

Oziare fa bene: l’ho imparato viaggiando

oziare in viaggio

È il mio viaggio nel Sud Est Asiatico che mi ha insegnato ad oziare. All’inizio ero piena di resistenze, mi sembrava che concedermi attimi di pausa per stare con me fossero un sacrilegio,  visto che ero andata dall’altra parte del mondo per scoprirne la bellezza.

Non era vero.

Sono andata dall’altra parte del mondo anche per imparare ad annoiarmi, per perdermi in una dimensione temporale dai labili confini. L’ho capito quando ho iniziato ad avere i primi cedimenti, quando sentivo di stare perdendo la connessione con me stessa, con le mie emozioni più profonde. Ma il vero ozio rigenerante e creativo l’ho sperimentato nel periodo che ho trascorso all’interno di New Life Foundation: vuoi perchè ero isolata nella campagna tailandese, vuoi perchè da lì non potevo uscire, vuoi che ero immersa in un luogo di enorme quiete, fatto sta che ho imparato a lasciare libera la mia mente di vagare, senza scopi, senza fretta, seguendo il puro piacere del suo scorrere tra un pensiero, un’immagine interiore e un’emozione trattenuta.

Per me, una specie di rivoluzione.

E quest’ozio è come una doccia fredda dopo una giornata di sole, ti ritempra, riporta energia ai muscoli assopiti dal calore.

Da quel momento il mio viaggio ha iniziato a seguire la forma dei miei paesaggi interiori, frutto di questa sorta di trance intuitiva dei miei momenti di ozio.

Oziare: perchè fa bene perdere tempo

importanza-ozio-per-la-mente

Per oziare abbiamo bisogno di dati scientifici che ci autorizzino a farlo? Se sei come me, sì.

Sappi allora che sostare in questa specie di vuoto mentale, è utilissimo al mantenimento della salute psicofisica. La non-azione mentale “resetta” il sistema nervoso, è una pausa utile per mettere a fuoco eventuali eccessi o carenze e ci regala il grande piacere di sentirci esistere. Così, semplicemente. Ma potentemente. È come sentire il confine del proprio esistere, i propri contorni, le linee del nostro essere nel mondo. Qui, adesso.

Oziare è un esercizio di consapevolezza, un volo verso lande inesplorate delle nostre più profonde intuizioni. Che aspettano solo di essere ascoltate.

Conosci il vero significato dell’ozio?

Voglio sottolinearlo: l’ozio positivo non è un lusso per pochi, per quelli che si concedono un anno sabbatico o hanno mesi per viaggiare.

L’ ozio che fa bene è una possibilità concessa a tutti, ogni giorno. Solo che l’ozio viene per lo più visto come un momento inutile, infruttuoso, inconcludente. Oziare senza fare VERAMENTE niente (non vale leggere un libro, guardare la TV o appisolarsi sul divano) spesso è associato ad un senso di colpa, spinti come siamo da una società che ci chiede di essere sempre pronti ed efficienti.

Oziare fa bene se lo lasci accadere, non certo se cerchi di programmare anche quello: libera il tempo, non cercare di occupare tutto il tempo libero. Non chiederti, nel mezzo di un momento di vuoto, che cosa avresti potuto fare e non hai fatto. Piuttosto assapora quei momenti proprio come se fossero una vera attività piacevole, insegnando così alla mente a collegare il “tempo inutile” al benessere rigenerante.

L’ozio creativo, ovvero l’orizzonte della felicità

ozio creativo

Come ti ho spiegato, se sviluppi la capacità di oziare, inizi un cammino che ti conduce verso una maggiore consapevolezza interiore. Probabilmente questa ti aiuterà a fare luce su alcune zone d’ombra della tua vita, come potrebbe essere il lavoro. Magari ti rendi conto che stai andando avanti per inerzia, che hai la mente addormentata da mansioni sempre uguali o che non stai dando forma alla tua ‘missione di vita’.

Personalmente concordo con il sociologo Domenico De Masi: dobbiamo tendere verso un futuro (molto prossimo) in cui si lavora senza rendersi conto di farlo. Questa condizione l’ha definita come ‘ozio creativo‘, ossia una feconda unione di lavoro, studio e gioco per consentire la massima espressione delle proprie capacità intellettive e creative. Viviamo in un tempo in cui la tecnologia e l’innovazione possono fornirci strumenti e possibilità per lavorare ispirati, come dice Destinazione Umana, un tempo in cui è possibile anche inventarsi un lavoro che non esiste, che ci permetta di mettere a frutto passioni, competenze passate, talenti e creatività. Una rivisitazione interessante del concetto di imprenditoria: inventarsi un lavoro può essere visto non come la “condanna del nostro tempo”, piuttosto una via per coniugare realizzazione personale e professionale.

Ed è proprio quello che voglio fare io, scegliendo di formarmi come Life Coach Spirituale: e chi lo sa che lavoro è?! 😉

Ti lascio con un esercizio, se confondi l’ozio con il relax o addirittura non ti concedi mai di oziare: per un mese, lancia tutti i giorni una moneta, se esce testa dovrai regalarti un tempo sano di non fare nulla; se esce croce, beh, continua a fare quello che fai solitamente. Poi mi dirai com’è andata!

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