Asia, Pensieri lenti
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Ritornare per ripartire: il mio viaggio in Asia

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A distanza di una settimana dal ritorno dal mio viaggio in Asia, ho messo da parte il turbinio di emozioni che mi hanno addirittura costretta a letto mezza malata e ora sono pronta a raccontare. Avete voglia di ripercorrere il viaggio insieme a me?

L’itinerario del mio viaggio in Asia

Guardarlo sulla mappa lo rende reale: davvero ero laggiù? Sarà che era la prima volta oltreoceano, ma andare dall’altra parte del mondo è un brivido che non si può spiegare a parole. Il viaggio è durato meno del previsto, anche se di previsto c’era in realtà ben poco. Ho seguito il mio ritmo e il mio tempo e non rimpiango nulla delle scelte che ho fatto.

Sono partita da Bangkok e da lì mi sono mossa verso il nord della Thailandia per circa un mese, per poi passare in Laos quindici giorni e una toccata e fuga in Cambogia. In questo viaggio c’è finito dentro di tutto: nottate su un treno o su uno sleeping bus, pomeriggi da principessa dentro un Spa, camminate di chilometri nel nulla sotto il sole cocente con lo zaino sulle spalle, ore interminabili su una barca lungo il Mekong, risate con persone appena conosciute, sguardi penetranti di bambini curiosi, attese infinite tra mille stazioni, equilibrismi tra bagni improbabili, stupore di fronte ad un cielo che si colora di rosa.

Il mio zaino che mi accompagnato in questo viaggio

Per quanto mi è stato possibile, ho cercato di affidarmi a operatori turistici attenti alla sostenibilità come Conscious Journeys e Green Discovery Laos, che mi hanno accompagnata in escursioni sia nella natura che tra le comunità locali. Mi interessava comprendere l’identità di queste terre, non edulcorata dalla patina turistica che sommerge tutto. Non sempre è facile, ma a volte basta spostare lo sguardo un po’ più in là, fare un sorriso e provare a capirsi a gesti, per accorgersi di ciò che è vero, autentico, non messo apposta per i turisti dal dollaro facile.

Una statua dorata del Buddha a Bangkok

Le emozioni del ritorno

Non mi sono ancora ripresa. In viaggio la settimana non aveva più giorni e le giornate seguivano il ritmo della luce che alle 6 di sera spariva tutta d’un tratto. Mangiavo quando avevo fame e riposavo quando ero stanca. Se non avevo voglia di chiacchierare me ne stavo per conto mio, se invece mi andava di condividere un pezzo di viaggio con qualcuno era davvero facile: ero accerchiata da giovani (e giovanissimi!) backpacker da ogni parte del mondo, bastava un semplice “How long are you travelling for?” e da lì partivano chiacchiere infinite.

È normale allora che quando torni la vita incasellata che viviamo qui in Occidente ti vada stretta. Chiusa tra mura, scatole con le ruote, grigiore d’uffici. In Asia la vita è in strada, all’aperto. Intere famiglie vivono attorno ad un carrettino che vende frutta fresca e anche le case stesse non hanno porte, il confine tra interno ed esterno non c’è. E questo ha fatto emergere il mio bisogno di stare fuori, all’aria aperta, di vivere senza mura attorno che mi soffocano la creatività.

Omettendo completamente il fattore meteo (ovvio che vivere con le infradito ai piedi tutto l’anno, è tutta un’altra cosa), un altro aspetto che sta influenzando le emozioni del ritorno sono gli incontri che ho fatto: tutti mi hanno fatto assaporare il gusto di un altro modo di vivere. Chi ha lasciato il lavoro per viaggiare mezzo mondo, chi si è preso un anno sabbatico, chi ha scelto di non avere più una casa e fare la volontaria nelle più diverse comunità: ogni storia è stata un’ispirazione e mi ha fatto comprendere quanto ci sia sete di felicità.

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Insieme ad Elisabeth, in viaggio da sola attraverso il Laos

Ritornare per ripartire: nuovi progetti

E da questa chiara consapevolezza ho deciso di ripartire: per me voglio la felicità. Una felicità che si infili in ogni fessura della mia vita, che diventi sinonimo di realizzazione di uno scopo più alto, di messa a frutto di talenti, di crescita quotidiana. Elevarsi al di sopra di una vita vissuta arrabattandosi tra lavori senza futuro, nè creatività; tra relazioni umane inappaganti capaci solo di bloccare l’energia del pensiero e luoghi diventati anonimi sotto la polvere di un passato che non c’è più.

Io ci provo: provo a credere in qualcosa che non vedo, ma che sento nella pancia e che mi attira a sè.

Fra qualche giorno inizierò un percorso formativo come Life Coach Spirituale insieme alla coach Ilaria Cusano. E direte: ecchecentra il coaching col viaggio? Spirituale per giunta! Ora forse niente, ma là in fondo vedo un futuro in cui queste due anime si integreranno alla perfezione. E finalmente tutti i miei pipponi avranno un senso! 😉

E allora buon viaggio, a chi sceglie di andare proprio dove ha paura di andare.

 

 

 

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