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Viaggio e cambiamento: la storia di Claudio

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Claudio è un mio amico, ma soprattutto (in qualche modo) un compagno di viaggio. Non abbiamo fatto nemmeno un viaggio insieme. Ma forse abbiamo fatto (e stiamo facendo) il viaggio più importante: quello dentro noi stessi. Io senza muovermi da casa mia, lui dall’altra parte del mondo.

La sua storia è di quelle ‘mollo tutto e cambio vita’: Claudio ha deciso di ascoltare quella benedetta vocina che gli diceva che doveva prendersi un anno sabbatico e girare il mondo. Sapeva che lo doveva fare, ma non sapeva (se) e quando lo avrebbe fatto.

Poi è arrivata la crisi. La più potente molla. Una benedizione, anche se al momento non ci credi.

Claudio ha deciso di accogliere la crisi come un’opportunità per compiere finalmente quel grande passo, che lo ha portato al viaggio più importante della sua vita.

Viaggio e cambiamento interiore: spesso le due cose sembrano correlate e spesso mi sono ritrovata a pensare se per trovare la felicità sia necessario mettersi in viaggio. Come sempre, non c’è una regola. Ma per esperienza personale posso dire che staccarsi dal quotidiano aiuta a vedere ‘le cose da fuori’, a prendere una boccata di ossigeno e a sentire meno la pressione della routine che spesso ci fa agire per inerzia.

Viaggio e cambiamento interiore: molliamo gli ormeggi e regaliamoci la grande possibilità di trovare la forma più splendente di noi, libera di essere.

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Ciao Claudio! Presentati in poche battute: chi eri prima di partire, qual era la tua vita? E oggi come ti piacerebbe invece ‘definirti’?

Prima di partire ero un programmatore informatico, con un lavoro a tempo indeterminato e con un futuro già piú o meno scritto.Questo mi spaventava.
Ora sono in viaggio, ormai da più di 10 mesi, non ho idea come e dove sarà la mia vita tra qualche anno, le possibilità sono infinite. Questa libertà mi fa stare bene.

Il Viaggio ha sempre fatto molto parte della tua vita, ma che cosa ti ha spinto invece a partire e “mollare tutto”?

Quando sono partito da casa, il 2 Giugno dell’anno scorso, dovevo “solo” andare a fare il Cammino di Santiago. Obiettivo: svuotare la mente per uscire da un periodo buio. È stato il Cammino a suggerirmi che era giunta davvero l’ora di “mollare tutto” e andarmi a prendere quel sogno, che era il Sudamerica e, soprattutto, vivere un periodo della mia vita zaino in spalla e viaggiando.

È quindi sempre necessaria la crisi per attivare il cambiamento?

Non so se sia necessaria in maniera assoluta, ma una crisi è il segnale che c’è qualcosa che non va, per cui stimola, in un certo senso obbliga, a cercare e/o a provare soluzioni alternative.
“Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.” (A.Einstein)

Ultimamente stai viaggiando in autostop: questo come ha cambiato e come cambia la tua percezione del viaggiare e del rapporto con gli altri?

Non avevo mai fatto autostop in vita mia. La Carretera Austral, in Cile, a febbraio, mi sembrava il luogo e il momento giusto per iniziare. Morale della favola: ho percorso da Caleta Tortel fino a Santiago, 2500 km circa, tutti “a dedo”, come si dice qui. Una volta mi sembrava assurdo e quasi “ridicolo” fare autostop. Ora ritengo che, assieme al Couchsurfing, sia un modo straordinario per vivere realmente il paese in cui si è, toccare con mano ciò che pensa la gente, confrontarsi direttamente e continuamente con molte persone del luogo.
Viaggiare in bus è più semplice e rilassante, ma in autostop è molto più interessante!

Ci riassumi un po’ le tappe del tuo viaggio finora e dove prevedi di andare nel prossimo futuro?

Una rapida carrellata.
Cammino di Santiago, come detto, poi in bici da Santiago a Lisbona. Quindi, attraversato lo stretto di Gibilterra, l’avventura africana: Marocco, Mauritania e Senegal. Da Dakar una nave cargo mi porta in Brasile. Rio de Janeiro, Salvador de Bahia, Fortaleza, Belem. Risalita del Rio delle Amazzoni fino a Manaus, e poi Pantanal e Iguazu. Si va quindi verso Sud: Paraguay, Uruguay e Argentina.
Fine anno alla fine del mondo: Ushuaia. Gennaio in Patagonia e poi fino a Santiago in autostop.
Ora sono rientrato in Argentina. L’idea è proseguire verso Nord, per cui, tra non molto, Bolivia e Perù.
Unica “regola”: no aerei.

Qual è il cambiamento che maggiormente senti di aver fatto (il più determinante, forte, decisivo)? Quali nuove consapevolezze ti accompagnano?

Da “buon programmatore” prima cercavo di avere tutto sotto controllo… soppesavo tutte le scelte valutandone attentamente i pro e i contro. Ora le decisioni provo a prenderle piú d’istinto, lasciando poi fluire le cose. E, come dice il cantatutore uruguagio Jorge Drexler, “Sea lo que sea”.

Non ti chiederò come vedi il tuo futuro…ma invece: come NON lo vedi?

In realtà non escludo e non voglio escludere nulla. Di sicuro vorrei cercare di evitare una vita e un lavoro routinario, dove più che crescere, la sensazione è di invecchiare. Suggerisco a tal proposito un video, a mio parere devastante, di Francesco Grandis: “Il lavoro di essere felici”

Un saluto dalla provincia del Chaco, direzione Salta, Argentina

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