Pensieri lenti
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La bellezza della solitudine

Ci vuole coraggio a stare nella solitudine: dopo il mio primo mese passato a vivere in “semi isolamento” tra le colline, posso dirlo.

E non sto parlando del coraggio di vivere da sola in una casa senza nessuno attorno, nel buio più completo; sto parlando della forza che ci vuole per non scappare da quello che bussa alla porta una volta che hai finito di traslocare: la solitudine.

Scegliere di vivere tra le colline, da sola

solitudine

Ho scelto di andare a vivere quassù totalmente incosciente rispetto a ciò che mi aspettava. Sentivo solo che avevo un grande bisogno di natura: nella sua bellezza avrei trovato consolazione e protezione. Sono cresciuta nella natura o comunque in un contesto poco urbanizzato, ma la connessione di cui avevo bisogno in questa fase della mia vita doveva essere più forte, totale.

Inconsapevolmente avevo anche bisogno di solitudine, ma questo non lo sapevo: a quanto pare lo sapeva molto bene la mia amica Barbara, che mi continuava a ripetere che questa casa abbracciata dalle colline mi avrebbe in qualche modo ‘salvata’.

Faccia a faccia con la propria solitudine

Per un magheggio dell’Universo – a cui sempre sarò grata – sono finita a vivere sui Colli Euganei, in una piccola casa con un’enormità di verde attorno, tra ulivi, prati e alberi secolari.

“Un sogno”, potrebbero rispondere in molti; “provatelo e poi mi direte”, ribatterei io.

Per carità, non sono certo sull’Himalaya lontana dalla civiltà, ma sicuramente per vivere quassù ci vuole un po’ di organizzazione e poche paure. Non c’è il supermercato sotto casa, le strade sono ripide e piene di curve e nessun vicino ad una distanza ragionevole da chiamare in caso di bisogno. E quando torni a casa la notte, qua è buio, ma proprio buio buio.

A spaventarmi è stato qualcos’altro, ovvero il senso di solitudine.

Come quando ad una festa piena di gente e musica, con luci basse e calde, improvvisamente accendono le luci al neon e le canzoni finiscono: ti resta nelle orecchie il ronzio del frastuono, senti la testa che gira se hai bevuto, percepisci il corpo un po’ indolenzito. Insomma, ti senti strano.

Ecco, non appena sistemati scatole e scatoloni, ho iniziato a percepire addosso la sensazione di essere sola, sola con me stessa come mai lo ero stata.

Sempre troppo impegnata a non farla entrare nella mia vita, escogitando tutti i modi possibili per non lasciarle mai spazio, la solitudine stavolta ha fatto la sua entrata trionfale dalla porta principale. E mi ha avvolta totalmente, come una serpe, quasi strozzandomi.

Scappare per non andare lontano

Non sono abituata a stare da sola, o meglio, non ho mai voluto starci. Che stare con me fosse troppo noioso?

Qui non ho scelta: i miei amici e la mia famiglia abitano a più di un’ora da qui e attorno non c’è nessuno con cui scambiare due parole.

Solo un infinito silenzio che si fa denso e avvolgente, dentro cui fluttuare.

I primi giorni sono stati un’agonia, come quando non vuoi andare a scuola, ma la mamma ti ci porta lo stesso. E tu non fai altro che piangere e scalpitare, pensando solo a quando finisce lo strazio.

Questa sconosciuta condizione di “isolamento” mi ha obbligata a stare con me, a guardare le mie ombre. Nel silenzio, ho potuto ascoltare solo la mia voce, quella che soffocavo, troppo impegnata ad ascoltare quella degli altri. Mi ero dimenticata di me, di come sono fatta, dei pezzetti colorati che compongono la mia anima, di quella trama antica che sta in fondo ad ogni respiro.

All’inizio non mi sono piaciuta. Mi sentivo sbagliata, diversa. Come ho sempre fatto, del resto. Provavo un senso di angoscia, quella sensazione di non volere avere nulla a che fare con me, come se non ci fosse niente di interessante da scoprire.

Scalpitavo per scappare da me stessa.

Stare bene da soli

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Ma i giorni passano e tra un tramonto e l’altro inizia ad insinuarsi qualcosa, che spinge sotto la crosta dura della mia paura di restare da sola: la bellezza di ciò che sono.

Mi vengono alla mente quei raggi luminosi che a volte spaccano le nuvole in cielo: svelano il sereno oltre il manto nuvoloso, regalando la certezza che il tesoro più prezioso è al di là della superficie, oltre le apparenze.

solitudine

È successo che questa nuova dimensione di solitudine mi ha piano piano fatto innamorare di me stessa, e ho iniziato ad accarezzarmi i pensieri, il contorno delicato delle emozioni più sincere.

Seguendo il respiro dei miei desideri, ogni giorno diventa un’avventura emozionante per dare espressione alla mia libertà, a ciò che sento più vero e importante per me, a ciò che nutre il mio animo. Non c’è più alcuna sensazione di inadeguatezza nelle mie giornate passate a cucinare, nelle serate a cantare a squarciagola canzoni improbabili, nei pomeriggi ranicchiata a leggere.

Ogni giorno è come se rinnovassi tacitamente un accordo con me stessa, promettendomi di non prescindere mai più da quello che ho scoperto di essere.

Oggi sono assetata: ho sete della mia solitudine, così ricca di scoperte, così preziosa di insegnamenti rispetto alle diverse parti di me.

Finalmente posso dire di stare bene da sola, in quel paesaggio dai profili dolci e sinuosi dove in verità non ti senti mai da solo.

La bellezza della solitudine ti insegna ad amarti

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Non arrenderti alla solitudine così in fretta:
lascia che ti faccia fermentare e ti consumi
lascia che tagli più a fondo.
Come solo pochi ingredienti umani,
o perfino divini, sanno fare.

– Hafiz –

Mi fa riflettere la psicoterapeuta Nicoletta Cinotti: “Cosa c’è che taglia nella solitudine? Probabilmente ci sono tante risposte diverse. Tante quante le persone che si fanno questa domanda. Per me quello che taglia é la paura di essere stata lasciata sola: per punizione.O la paura di essere sola perché  non so stare con gli altri. O la paura, infine, di essere diversa. Poco commestibile. Se guardo la mia vita nessuna di queste paure é proprio vera e nessuna é totalmente falsa. Il punto é che la solitudine ti lascia nuda  e cruda davanti a te stessa. Senza sconti e senza inganni”

Immersa dentro la tua solitudine, puoi fare pace con le bugie che dici a te stessa e toglierti il trucco dalla faccia: una volta passata la foga della lotta, ti siederai stremata all’angolo, capendo che non puoi andare lontano…sempre da te devi tornare.

E come un gatto che si lecca le ferite, imparerai a prenderti cura della tua unicità, amandone le sfumature più variopinte.

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