Cultura, Itinerari
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Cosa fare a Modena, tra aceto, arte e buon vivere

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Cosa fare a Modena in un giorno? Se avete così poco tempo per gustarvi questa città dal ritmo rilassato e dal gusto elegante, non potete perdervi una visita guidata ad una delle pochissime acetaie storiche che ancora producono l’aceto balsamico tradizionale. Ma Modena non è certo solo questo…

Non ero mai stata a Modena, eppure dopo pochi minuti ho pensato: ‘Ecco, questa è proprio una città dove mi piacerebbe vivere’. Curata, raccolta, a dimensione d’uomo…insomma, si respira una bella atmosfera passeggiando sotto i portici e le vie del centro storico.

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Un lungo porticato nel centro storico di Modena

Ma prima di arrivare in centro, non mi sono persa un’interessante visita ad una delle acetaie storiche appena fuori città che producono ancora il vero aceto balsamico tradizionale di Modena. Eh sì, perchè solo questo è il vero aceto DOP, preparato solo in questa zona, rispettando un rigidissimo disciplinare che garantisce un prodotto di altissima qualità. Detto così sembra una cosa noiosissima, invece quando poi ti ritrovi fra le mani una boccetta che ha almeno 50 anni, apprezzi tutto il fascino di un mestiere antichissimo, che si dice iniziato per caso ai tempi dei Romani.

Acetaia Paltrinieri: come nasce l’aceto balsamico di Modena

Nel sotto tetto, l’aceto balsamico rimane ad invecchiare almeno 25 anni

La Famiglia Paltrinieri produce il tradizionale aceto balsamico dal 1815: è all’interno di una bellissima corte in stile mantovano che vengo accolta per iniziare la visita all’acetaia.

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La corte in stile mantovano dell’agriturismo Paltrinieri

C’è sempre una leggenda dietro a quei prodotti che si tramandano da tempo immemore: anche per l’aceto, si dice che sia nato da una bottiglia di saba (mosto cotto) dimenticata per lungo tempo nel fondo di qualche baule…ed è così che si inzia a scoprire questo elisir di dolcezza e acidità, toccasana anche per problemi della pelle, mal di gola e digestione difficile. Ma pensa!

La Famiglia Paltrinieri segue tutto il ciclo di produzione: coltiva da sè l’uva che poi servirà per produrre il suo aceto, formato da una parte di uve trebbiano e una parte di lambrusco. Una volta raccolta l’uva matura, viene pigiata delicatamente e il succo cotto per moltissime ore, fino a che non ne rimane metà. Questo mosto inizia il suo viaggio verso l’acetificazione, passando in grandi botti di seconda mano chiamate botti madre (la badessa): queste contengono la madre, un residuo antichissimo di aceto che permette di dare avvio a tutto il processo.

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È qui che è contenuta la preziosa madre…

Ma è nel sottotetto che inizia la magia: qui il mix di umidità, temperature e mani sapienti riescono a dar vita ad un prodotto unico nel suo genere, capace di esaltare il piatto più impensabile, come le pere o il gelato. L’invecchiamento avviene in una serie di botticelle (batterie) di legni diversi e di volume decrescente: ogni anno dalla più grande si prende metà del contenuto che va a riempire la seconda botte, mentre si rincalza la prima. L’anno successivo entra in scena la terza botte, con rincalzi alle prime due e così via: nella prima botticella ci sarà l’aceto più vecchio che sarà pronto solo quando saranno passati almeno 12 anni, per dare vita all’Affinato. Per degustare l’Extravecchio, bisognerà aspettarne almeno 25.

Nel sotto tetto, l'aceto balsamico rimane ad invecchiare almeno 25 anni

Finalmente è arrivato il momento dell’assaggio: si parte dagli aceti più giovani, passando per la saba, la composta e il balsamotto, per arrivare finalmente ai tradizionali: si riconoscono dalla forma della bottiglia, disegnata direttamente da Giugiari.

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Il percorso di degustazione dell’aceto balsamico

Il centro storico di Modena

Ti accoglie da lontano, dall’alto dei suoi 90 metri: è la Torre Ghirlandina ovvero il campanile del duomo di Modena.  Insieme al Duomo e a Piazza Grande, dal 1997  fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

La_torre_Ghirlandina_di_ModenaIl Duomo  è un altro gioiello di architettura romanica: se la semplicità e la sobrietà dell’esterno possono far pensare ad una chiesa austera anche nei decori interni, basta entrare per ricredersi. L’interno del duomo è una ricchezza di sculture, di forme, di imponenza, che culminano nella particolarissima zona del presbiterio.

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Il presbiterio del Duomo di Modena (Fonte: Wikipedia)

A pochi passi dalla piazza sorge il meraviglioso Mercato Albinelli: tappa imperdibile per fare scorta dei fantastici prodotti della tradizione modenese, a partire dal parmigiano reggiano. Si tratta di un mercato coperto in stile liberty, costruito negli anni Venti sul modello di quelli francesi, rarissimi da trovare in Italia. Banchi straripanti di verdure di ogni genere, vassoi di pasta fresca, enormi forme di formaggio, file di bottiglie di lambrusco: un paradiso del gusto!

Il mosto già un po’ invecchiato viene travasato in una “botte madre”, che ha ac­canto a sé una serie di botti più piccole in scala (effetto matrioske, le bamboline russe): mini­mo 5, ma si può arrivare a 7o più. Dopo un anno metà del con­tenuto della botte madre va a riempire (non del tutto, il pro­dotto deve respirare) la seconda botte, mentre si rincalza la pri­ma. Un altro anno ed entra in scena la terza botte, con rincalzi delle prime due. E via così

Un banco del Mercato Albinelli a Modena

Seguendo l’arteria commerciale della città, si arriva ad un altro bellissimo edificio, che poi ho scoperto essere la sede dell’Accademia Militare: il Palazzo Ducale.

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Il Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare

È stato sede della Corte Estense per due secoli: ora è possibile visitarlo solo su prenotazione, ma già la vista esterna e la moderna piazza davanti, con il suo gioco di fontane, lasciano davvero incantati.

Il Museo della Figurina

Il Museo della Figurina?! Si, nemmeno io ero convinta di entrarci (penso di non aver mai completato un album di figurine in vita mia, figurarsi), ma la grafica all’ingresso mi ha davvero incuriosita. E poi è gratuito, quindi perchè non fare un salto? Beh, mi è piaciuto un sacco: un viaggio in un mondo che non conoscevo, dalle prime apparizioni di immagini a stampa xilografica del XV secolo a carattere religioso, fino alla nascita vera e propria in Francia nella seconda metà dell’Ottocento,  grazie all’incontro tra la stampa cromolitografica e le esigenze pubblicitarie nate con la rivoluzione industriale.

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L’immagine del Museo della Figurina che mi ha spinta ad entrare a curiosare!

Il Museo della Figurina nasce dalla passione collezionistica di Giuseppe Panini, lo storico fondatore dell’omonima azienda che decide di donare tutta la sua meravigliosa e colorata collezione  al Comune di Modena: non poteva che essere diversamente, tanto che la città è ritenuta capitale mondiale della figurina moderna.

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L’interno del Musoe della figurina, con pannelli scorrevoli

La sezione più interessante (e divertente), secondo me, è dedicata alle figurine della Liebig, marchio storico produttrice di carne in scatola. Altro che pubblicità di oggi! Sfacciatamente comparativa ed esageratamente positiva, serviva per convincere le massaie che non potevano più vivere senza questo magico prodotto. Ogni figurina era un piccolo quadretto, ricercatissima nel dettaglio delle immagini e dei colori: non collezionarle era praticamente impossibile.

Modena è stata davvero una piacevole scoperta, una città che va gustata lentamente, per godere dei dettagli che fanno di questa città uno scrigno di storia, sapori e tradizione.

 

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